venerdì 18 giugno 2010

Saint Ange


Titolo originale: Saint Ange
Paese: Francia
Anno: 2004
Regia: Pascal Laugier


Saint Ange è un film che o si odia o si ama. Non ci sono vie di mezzo.
Ambientato nella Francia dell'immediato dopoguerra, in una sperduta località fra le Alpi, immerge subito lo spettatore in un'atmosfera carica di mistero e fascino senza scomodare effetti speciali o shock di alcuna natura.
Una vicenda piuttosto semplice, l'arrivo di una donna di servizio in un orfanotrofio in chiusura, fa da spunto per quella che si è rivelata una pellicola estremamente delicata ma purtroppo presentata come tutt'altro e per questo motivo sottovalutata.
Saint Ange (furbescamente rinominato House of voices in molti paesi di lingua anglofona) non perde mai il contatto con la realtà, portandoci dolcemente ma inesorabilmente all'interno di un mondo semplice e deviato, mai sopra le righe.
A fare da scenario, una sublime cornice architettonica composta dall'orfanotrofio stesso (un palazzo d'epoca dall'aspetto tanto austero e contenuto all'esterno..quanto pretenzioso e labirintico all'interno) e dalle poche location esterne, il giardino e il bosco adiacenti.
Singolare l'apertura del film, che dopo un'introduzione "classica", guida la protagonista attraverso il paesaggio seguendola con occhio divertito lungo il tragitto che la porterà verso la magione. Segno dell'inesorabile destino, indizio di prossimo isolamento e intelligente citazione videoludica (impossibile non ricordare, per gli appassionati del genere, l'infinita passeggiata che fa da ouverture a Silent Hill 2, gioco al quale Saint Ange deve decisamente molto in termini puramente narrativo/estetici).
Non appena i piccoli abitanti lasciano il luogo diretti verso una vita possibilmente migliore, è la casa stessa a diventare fulcro e protagonista della storia, nascondendo vicende e drammi dietro ogni mattone...mattone che non esita a lasciarsi "scoprire" e studiare da una superba Virginie Ledoyen, ingenua ma cocciuta nouvelle investigatrice.
Degne di nota le sue due controparti/complici per tutto il film: Lou Doillon e Dorina Lazar, semplicemente perfette. Come dimenticarsi la sequenza del ballo/gioco a tempo di musica delle tre donne, sottolineato dalla suadente voce di Vera Lynn?

Saint Ange non è un film horror. Non è un thriller, nè tantomeno un film drammatico.. ma presenta elementi di tutti e tre i generi, senza mai esagerare. Si potrebbe quasi pensare al film come ad un moderno romanzo gotico, magistralmente progettato per accrescere curiosità e tensione, mantenendo saldo il contatto con una realtà che, purtroppo, non ha nulla di fantasioso (i drammi della guerra e le conseguenze di quest'ultima non sono certo fantasie di qualche solerte sceneggiatore).

Unica nota stonata, un finale forse troppo pretenzioso e dal sapore decisamente poco delicato, che non mi sento tuttavia di stroncare: inevitabile, forse solo esageratamente volto a cercare uno shock che non era necessario fomentare più di tanto.

Sublime, difficile e dal ritmo a tratti molto pacato, lo consiglio vivamente.
Non è un caso se faccio parte della schiera di chi lo ha amato subito.

Voto: 10